ma ne abbiamo di limiti...?
NON APRITE QUELLA PORTA....
Perchè è difficile chiudere la porta di Casa?
Mi sono chiesto in questi giorni perchè ci pesa cosi tanto
stare in casa, chiusi tra le porte delle nostre abitazioni. Banalizzando credo che
ci siano dei fattori fisici come il desiderio di muoversi, respirare aria
all’aperto, dei fattori psicologici che possiamo chiamare abitudini, modi di
vivere, prassi, e poi credo che ci siano dei fattori strutturali a livello
ontologico, a livello della natura prima dell’uomo stesso.
Credo che la struttura originaria dell’uomo, di qualsiasi
uomo sia quella che viene definita come il suo essere religioso. Il concetto di
Homo Religiosus è stato proposto da Julies Ries, come fondamento di una nuova
antropologia. L’Homo Religiosus non è un concetto relativo ad una appartenenza
di fede o a questo o a quell’altro credo. Il “religiosus” è la chiave
riassuntiva della natura stessa dell’uomo. L’uomo ha originariamente in se
stesso un riferimento a qualcosa d’altro, a una trascendenza, a un’alterità.
Questo riferimento lo definisce. L’uomo prende coscienza di non essere tutto
risolto in se stesso, di non essere il padrone di casa sua, ma di essere
abitato da una alterità. Nella relazione con questa alterità prende coscienza e
struttura la sua identità.
Secondo il Card. Ries, padre dell’homo religiosus, ognuno di
noi prende coscienza di se stesso in relazione a:
-
autocoscienza: ognuno di noi sperimenta di avere una coscienza
-
all’apertura all’eccedenza – alterità della trascendenza: lo stupore
- alla paura
e all’angoscia che deriva dalla morte
Sono tre relazioni che si intrecciano contemporaneamente tra
di loro andando a definire quell’ambiente nel quale la coscienza stessa
dell’individuo si sviluppa. E’ una SCENA UMANA, come dice Petrosino Silvano.
Una scena in cui l’uomo è gettato a vivere e a relazionarsi. Umana sta per
normale, intrinseca nell’uomo. Sta per originaria: non è una risposta alla
paura o ai problemi, non è l’oppio dei popoli. Il religioso è posto all’origine
stessa dell’identità dell’uomo, è un processo originario proprio perchè l’uomo
si definisce nella sua tensione all’alterità. Non è una risposta alla paura, ma
una risposta ad andare verso l’A/altro. Il carattere RELIGIOSO dell’uomo non è
figlio delle grandi religioni, le precede.
Ognuno di noi coglie, soprattutto in questi giorni, come
egli stesso non sia fatto per stare chiuso in casa e in se stesso. E’
continuamente proiettato verso l’altro. Nella relazione con l’altro si risolve,
e si rende pieno. Non possiamo nè evitare nè dominare questa alterità.
Una cosa che possiamo fare in questi giorni di “abitazione
sacralmente forzata” è: guardare il cielo, e riscoprire la nostra posizione
nell’universo. Guardiamo al cielo per riscoprire come siamo spinti verso altro.
Rifacciamo quello che hanno fatto gli uomini arcaici,
riscopriamo come la nostra apertura all’altro si dipana nella relazione con
l’altro, nell’entrare in dialogo con l’A/altro. L’uomo è un animale RELIGIOSO.
Ma allora è per questo che ci fa impazzire la porta chiusa?
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